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da Limes

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2011 15:47
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18/03/2011 15:47

Nato e Ue su Libia: Il ruggito del topo



 

Nato e Ue su Libia: Il ruggito del topo



di Rodolfo Visser

Abbandonata la fase  “Speak softly but carry a big stick” (parla sommessamente ma impugna un grosso randello) motto del presidente Franklin Delano Roosevelt nello scorso millennio, prevale “Speak aloud but carry a toothpick” (fai la voce grossa ma impugna uno stuzzicadenti) motto apparente della presidenza in carica.


Sembra di essere tornati al tempo
  delle minacce alla Cina, proprio quelle che permisero al presidente Mao di rinominarci “tigri di carta”. Tutta la VI flotta, tutti gli alleati appoggiano i rivoltosi: “siamo qui con la nostra infinita superiorità bellica” a palese difesa delle libertà democratiche, poi la premiata ditta “Gheddafi & Sons” prende un libretto verde, due Mig (che volano grazie a intense preghiere) e qualche carro armato e fa a pezzi gli illusi che hanno ingenuamente creduto alle roboanti dichiarazioni di sostegno ai principi universali della democrazia.


Morte a tutti proclama Muammar,
  vi faccio tutti neri, ospiterò al Qaida e organizzerò un flusso interminabile di africani in Europa. Pensare che fino a pochi giorni fa una piccola task force, autorizzata, magari per una svista, avrebbe potuto creare la “Fondazione Gheddafi”, ente caritatevole per libici bisognosi.


È bastato che la fregata lanciamissili
  Xuzhou cinese di stanza presso il corno d’Africa con compiti antipirateria entrasse in Mediterraneo perché il nostro impareggiabile Colonnello dichiarasse “morte e tutti”, mi correggo, tutti tranne cinesi russi e tedeschi.


I cinesi perché parlano poco e,
  quando lo fanno, si capisce ancor meno, quello che si sa è che nessun pirata somalo ha attaccato navi cinesi - quantomeno, se lo ha fatto non ha potuto raccontarlo. I tedeschi perché hanno taciuto sempre. I russi perché con loro non si sa mai, la premiata ditta Medvedev-Putin non schiera flotte, ma potrebbe benissimo organizzare una gita turistica di speznat.


Un autentico ruggito del topo.
  Poseremo le attuali risoluzioni Onu e Nato sulle tombe dei poveracci che hanno creduto ai proclami dei presidenti sottovalutando lo strapotere della burocrazia e la lentezza infinita delle liturgie di consenso.


Finalmente esce una tardiva
  no-fly zone priva del consenso universale che la Gheddafi & Sons strameritava, ma ora servirebbe un più deciso stop fighting or engage. Quello in corso è il rastrellamento di una resistenza stremata e peggio armata.


Il problema resta:
  chi, come e cosa caccerà Gheddafi dalla Libia? Perché Cina, Russia e Germania restano mute?


Ai cinesi poco o nulla importa
  che quello libico possa essere etichettato come blood oil, non sarà certo qualche goccia di sangue a fermare la fame energetica del celeste impero. I trenta, trentacinquemila cinesi, nessuno riesce mai a contarli esattamente, in Libia possono stare tranquilli, la Gheddafi & Sons ha bisogno di nuovi alleati e loro sono ricchissimi, laboriosi, silenziosi e totalmente indifferenti ai diritti umani.


Non parliamo neppure di embargo,
  qualcuno sparerà davvero un colpo a prua di una petroliera battente bandiera cinese? Pronti a ricrederci, ma, fino ad allora, lo scetticismo è d’obbligo.


La sintesi è spietata:
  una sola nave cinese, la prima nella storia, che arriva presumibilmente in difesa dei propri interessi e dei propri cittadini, è bastata. Involtini primavera per tutti. Tende e cammelli governativi per accogliere il Qaid sono già pronti nel deserto dei Gobi. Amazzoni benvenute.


Inevitabile il paragone con le proteste
 in Bahrein: poche chiacchiere, l’esercito saudita imbocca la King Fahd Causeway, la sopraelevata che congiunge l’Arabia Saudita al piccolo arcipelago, e va in soccorso del cugino Hamad bin Isa al-Khalifa. Nessuna dichiarazione di principio, neppure lacrimogeni, colpi veri, subito.


Si parla a nuora perché suocera intenda:
  gli iraniani sono avvisati, liberi di accopparsi fra di loro e di rimanere sciiti, ma non pensino disturbare Saudi Oil, Our oil. Povera Eni, lupo solitario nel deserto libico.



(18/03/2011)

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