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Il mistero SCARLATTI

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2009 22:42
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29/03/2009 19:11


Il mistero Scarlatti racchiuso in 555 esercizi
Domenico Scarlatti, napoletano, ha scritto 555 esercizi per clavicembalo, uno dei grandi «misteri» di tutta la storia della musica. Li chiamiamo adesso sonate. Sono brani, quasi sempre in unico movimento, molto simili tra loro, ma scaturiti da ispirazione fervida.
Che scopo avevano? Trenta vennero pubblicati nel 1738, quando il maestro aveva cinquantatré anni. Ecco le sue spiegazioni. Lo scopo è l'utilità sia per il Dilettante sia per il Professore: non cercate intenzioni profonde, ma solo il gioco ingegnoso dell'arte. Esercitatevi e troverete gradevole tutto ciò. Due cose: la lettera D indica la mano destra, la M la sinistra; siate felici.

Ora vi si cimenta un fine interprete, Olivier Cavé, di padre svizzero e mamma napoletana. Dichiara di sentire Scarlatti come la quintessenza della napoletanità.
Premette una poesia di Eduardo De Filippo sulla vita da prendersi come viene ma con fantasia. Aggiunge che la pianista Maria Tipo lo introdusse così a Scarlatti: «Sei napoletano. Ascolta quello che hai dentro e suona!». Malgrado queste assurdità, Cavé è sensibilissimo e suona dandone la migliore smentita. Scarlatti, nella sua esecuzione di diciassette sonate, è il poeta universale, chiarissimo e misterioso, in cui l'esercizio artigianale e la sublimità del pensiero coincidono.
A Scarlatti successe come al Petrarca nel Trecento o ad Antonello da Messina nel Quattrocento. L'aspetto ritenuto marginale dall'autore stesso divenne la sua gloria assoluta. Petrarca col Canzoniere e Antonello con i ritratti. Scarlatti fece tanto lavoro vocale e strumentale, ma sono i 555 «esercizi» a consegnarcelo nella sua grandezza.
Cavé intende le sonate come ricognizioni sulla superfìcie della materia sonora. Scarlatti è per lui il Kandinskij del Settecento: la sua musica è punto, linea e superficie.
Come per il rockettaro la chitarra elettrica è metafora ribaltata del fucile sterminatore, così la musica scarlattiana è metafora inversa della spada e della lama che colpisce e taglia. L'Hidalgo musicale va dritto allo scopo, è elegante e lambiccato, sintetico e implacabile. Sono esercizi alla pari degli Studi di Chopin. Sono il viaggio delle mani sulla tastiera. Sanno ciò che va a destra e ciò che va a sinistra.
Da youtube, ecco un'eccelsa interpretazione di Arturo Benedetti  Michelangeli
30/03/2009 22:42

Cara Zoetta, mi hai fatto un bellissimo regalo in quanto sono un fan non solo di Domenico, ma anche di Alessandro Scarlatti. Mercì.
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