Arresa eco di voci lontane,
paiono, i mormorii che mi frastornano.
Sere, o più spesso notti, in cui a volte odo,
da un brusio interiore,
il mormorio di voci lontane.
D'improvviso sento che mi conducono verso sogni lontani,
antichi desideri mai sopiti e lunghi viali di un delirante
fantasticare.
In questo modo scaccio quel presentimento oscuro di morte che,
a volte, si impossessa di me.
Mi libero di quel persistente presentimento che tutta l’umana specie assilla.
Ascolto con paura e mi chiedo.
Chi siete voi, intorpiditi pensieri sommersi, che tanto mi struggete?
Di quei miei neri pensieri ne scruto il loro evaporare.
Mi scuoto in tal modo dal un ristagnare che affoga ogni bellezza di vita.
Poi, quel sussurrar di fievoli voci esplode con fragoroso boato e io risalgo così l’abisso.
Come fiammata violenta che tutto rigenera e purifica, una scintilla esplosiva tutto risana.
Abbatto ogni muro e risalgo ogni abisso.
Così mi inerpico alla felicità del vivere.
16 Settembre 2005
PATRIARCA