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linguine con.....

Ultimo Aggiornamento: 27/03/2009 00:02
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27/03/2009 00:02



Linguine carciofi e calamari


per 2 porzione abbondanti  2 carciofi romaneschi a testa
3 calamari medi
olio extra vergine
sale
pepe macinato al momento
aglio 2-3 spicchi
vino bianco 1/2 bicchiere ( metto il vino che poi accompagnerà il piatto)
prezzemolo
linguine

Pulire i carciofi togliendo le foglie esterne più dure, tagliarli a metà e poi a fettine sottili e immergerle in una terriina con acqua e abbondante succo di limone.

Pulire i calamari, lavarli, tagliarli a fettine sottili  e poi a dadini:


Mettere in una padella  l'olio, l'aglio camiciato (schiacciato con tutta la buccia ), i carciofi scolati farli andare un attimo a fuoco vivace, salare, abbassare un pò la fiamma e lasciarli andare.

In un'altra padella mettere l'olio e l'aglio come per i carciofi e poi i calamari a dadini, rosolarli a fuoco moderato ( altrimenti diventano duri ), poi versare il vino e lasciarli andare a fiamma bassa  senza coprire.

Mettere una pentola con l'acqua sul fuoco e quando bolle calare le linguine....a 3/4 di cottura scolare, passare le linguine nella padella dove stanno  i carciofi versarvi anche i calamari, macinare un pò di pepe,  cospargere di  prezzemolo tritato fresco e finire  la cottura facendo l'onda senza rimestare.
Arrotolare con un forchettone le linguine, metterle nel piatto dando loro una forma a nido e  guarnire  con il resto del sugo rimasto.
Io vi abbino un vino bianco di uve Pecorino, autoctone, dal colore giallo paglierino, profumato di fiori e frutta gialla e dal gusto fresco ed elegante, servito a 10-12°.



Densa di mistero è la storia legata all'origine del nome di questo vitigno. Varie sono le teorie, ma la più accreditata (e comprovante l'autoctonia nel territorio regionale) sembra essere quella che lega la viticoltura ad un'altra grande tradizione degli Abruzzi: la pastorizia transumante. Questa cominciava in genere nella prima metà di settembre, svolgendosi in antichi sentieri ricavati sulla terra nuda o inerbita (i famosi tratturi), tra i boschi e le campagne coltivate. Le viti della cultivar "Pecorino", avendo la caratteristica di raggiungere la maturazione in anticipo rispetto alle altre varietà regionali, rendeva le sue uve molto gradite dagli animali, che a fatica venivano trattenuti dai pastori. I quali si trovavano poi, loro malgrado, ad affrontare controversie difficili (e dall'esito talvolta spiacevole) con gli agricoltori vittime della predazione ovina!

Poi sono arrivati anni poco saggi per la viticoltura italiana e molti vitigni di pregio sono rimasti nell'ombra. Il "Pecorino" non sfuggì a questa regola, rimanendo così nell'oblìo. Ma nell'ultimo decennio nuova vita ha investito il comparto, molte persone si sono avvicinate al consumo del vino. In Abruzzo un grande fervore ha caratterizzato questi ultimi anni. Produttori intraprendenti hanno capito che la strada del successo non andava cercata nei vitigni internazionali ma nelle uve nostrane, custodite gelosamente da qualche piccolo, prezioso e testardo coltivatore.

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