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personaggi celebri a tavola.

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2009 22:05
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06/02/2009 22:54

Filippo tommaso Marinetti
Marinetti, l'antesignano di ogni avanguardia europea, vuoi per il teatro, per la pittura, la scultura, il romanzo, il saggio critico...un vulcano in costante eruzione. nato nel 1876, incominciò a buttare lava e lapilli ai primi del sec. XX e continuò, fra gli applausi e sberleffi feroci, sino al 1944, anno durante il quale lo colse la morte nella bella villa di Cernobbio.
Fra le tante trovate di geniali, l'autore del celebre Roi Bombance un giorno dichiarò guerra alla pastasciutta, definendola cibo per sedentari afflitti da naticume cronico. Fu una di quelle sparate che suscitò una reazione a catena. Figuriamoci! la pastasciutta, il cibo sacro agli italici lari, il simbolo della culinaria, attaccata a fondo da un uomo geniale in un giorno di luna traversa. Scandalo! Si accese una furibonda campagna di stampa sul pro e il contro, condita da pepe dei giornali umoristici.
Già, c'era il fascismo imperante e i motivi per fare dell'ironia erano scarsi quanto mai. Da lì, un vero festival, al quale intervennero uomini politici, gregari dal'alto bordo, cuochi emeriti, belle donne in vena di notorietà e industriali della pasta che dissero di Marinetti le cose più irripetibili. Bene, andò a finire che sollecitato Marientti scatenò una battaglia furibonda cogliendo gli avverari in contropiede, sfruttando cioè la vanità femminile proprio dove, si preoccupa della linea, forma che la pasta mortifica eccetera eccetera...Correva l'anno 1933, salvo errori, e si verificò un calo delle vendite della pasta d'ogni genere.
Allarme! Il governo interevenne e Marinetti rinfoderò le armi ma non cedettte, anzi ...organizzò a Milano, in quello che era considerato il patriarca dei ristoranti milanesi, il Savini, un pranzo futurista, per dimostrare all'Italia tutta che gli italiani erano incalliti conservatori, privi di fantasia ed incapaci di di rinnovare la cucina, per cui mangiavano male e senza alcun gusto.Altre polemiche e grande serata: toilettes, smoking, divise, piume e pennacchi e il dinamico Marinetti con un tremendo colletto di alluminio che fuoriesce dai revers dell'abito da sera, ossequi, saluti romani, batter di tacchi ed alalà; finalmente tutti si misero a tavola e.....ebbe inizio la più simaptica burla del ventennio
L'aperitivo arrivò tra lo sbalordimento totale: petrolio Ungaretti con oliva pallida. I camerieri fecero il giro e tutti arricciarono il naso lasciando i vassoi intoccati, ed i commensali si guardarono mentre Marinetti roteava le funeste pupille.
Antipasto: spuma di ghisa e misto di bulloni in limatura di ferro; vino della Montecatini bianco acido. Sui commensali scese una cappa di leggera angosciae gli occhi si fissarono sui preziosi piatti entro i quali viti e bulloni rugginosi immersi nell'argento della limatura, facevano bella mostra. Dai bicchieri saliva un leggero odore di cloro. I camerieri impettiti attendevano; poi ad un cenno dell'anfitrione tolsero tutto.
Minestra: potage vernissage à la page, avec petits cailloux. Figurarsi....Furono portate deliziose ciotole di porcellana su piatti in vermeil piene di una brodaglia a base di vernice antiruggine nella quale biancheggiavano sassolini di ghiaia.Vino rosso della Breda. In alti bicchieri c'era un liquido rosso che doveva essere probabilmente ossido di ferro. Marinetti intinse il cucchiaio e disse: " Delizioso! ", dopodichè, nel silenzio agghiacciante dei convitati fu sparecchiato
Piatto di mezzo: polpa di fonderia affumicata con insalata di fili di rame all'acido muriatico e salsa di minio. Giunse un vasto carrello che fu scoperchiato rivelando l'enorme blocco di un residuato di fonderia dal bel color bruno striato di verde rame e toni sulfurei, mentre garcons giravano con ampie marmitte colme di matasse di sottile fil di rame immerse nell'acido, e scodelle di vernice di uno splendido minio. La folla guardò e, presa ormai dal gioco fantasioso, stette all'imprevisto. Una nobildonna esclamò. " Deve essere squisito! ". E il tutto fu portato via.
Dessert: pietra pomice all'Armagnac. Era vero! In belle coppe panciute posavano pezzi della bianca porosa materia immersi nel dolce, dorato liquore. Fu un colpo poichè a questo punto dalla tavolata partì un applauso diretto all'autore di quel menù affascinante, ma non si capì se era un omaggio alla trovata o al fatto che, finalmente, lo scherzo aveva termine.
Dopodichè, ovviamwente ebbe inizio il pranzo vero e proprio; squisito, raffinatissimo, degno delle alte tradizioni del famoso ristorante che, tra le molte portate, ripresentò un suo piatto notissimo: l'ossobuco con gremolata su un letto dorato e profumato di risotto allo zafferano. E fu un trionfo assoluto della cucina milanese, non più ispirata al futurismo...industriale bensì al passato gastronomico e alla sue intramontabili delizie. Filippo Tommaso Marinetti, l'uomo più bizzarro e famoso del contesto artistico del primo trentennio del secolo, disse che....sì iin fondo non era male ciò che finiva in gloria per la pace dello stomaco.
Bei tempi. La seconda guerrra mondiale era ancora lontana.
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18/02/2009 22:05

Caterina II di Russia


Caterina II di Russia


Caterina II, imperatrice di tutte le Russie, la grande Caterina che restaurò le sorti del suo immenso regno ampliandolo ancora di più, la protettrice degli illuministi, delle arti e degli artisti, si distinse anche, secondo gli storici, per la sua predilezione verso il sesso forte, sopratutto quando giovinezza e imponenza attiravano la sua attenzione. Molti, si dice, furono i suoi favoriti tra i quali il più celebre fu il principe Orlov, morto pazzo non si capì mai il perchè....donna di aspetto regale, amò il fasto che sotto il suo scettro raggiunge vette mai toccate in altre regge d'Europa, ma amò anche la tavola per la quale i cuochi imperiali ne inventavano di ogni genere. Famosi furono, secondo le cronache, i pranzi di gala.
In sale dal lusso inconcepibile, assisi a tavole rutilanti d'oro, i commensali trascorrevano ore tra portate accascianti e bevute colossali, dopodichè, ritiratasi la Zarina con i suo favorito, i cortigiani si abbandonavano ad orge di pettegolezzi in un' atmosfera semibarbarica.
Narrano le antiche cronache che uno dei pranzi più strabilianti fu organizzato in occasione della visita dell'ambasceria del Sultano dei Turchia. Gli storici dicono che se l'ingresso nella sala del trono dell'ambasceria turca sbalordì, per la sia magnificenza, una corte rotta ad ogni espressione del fasto, quello di Caterina, strabiliò gli ambasciatori; l'Imperatrice apparve con scettro e corona rutilante e coperta di diamanti. L'ambasciatore, che aveva portato come omaggio uno splendido smeraldo, rimase in forse poi si chinò e disse:" Fra tante stelle, gradite, graziosa Maestà, questa semplice luna." E Caterina gradì.
Dopodichè si mosse verso il salone da pranzo che, come una piazza, risplendeva di luci, di ori, di magnificenze incomparabili: uno spettacolo che fece restare a bocca aperta i turchi. Evidentemente Caterina voleva stupire per dare agli stranieri il senso della sua potenza.
E deve esserci riuscita appieno. Il pranzo fu quanto di più incredibile si possa immaginare. Giunsero in tavola trionfi inverosimili di uccelli con le pime rimesse, pavoni a coda spiegata, cigni biancheggianti su immensi piatti di porcellana azzurra simili a minuscoli laghetti,montoni infiorati e dalle corna dorate, schidioni con festoni di selvaggina d'ogni genere, spiedi enormi reggenti maialini tra ghirlande di alloro e bacche d'oro, un vitello che aperto, lasciò sfuggire un volo di allodole impazzite, pesci reali, portantine cariche di composizioni fastose di frutta e fiori, un enorme Buddha di gelatina tremolante...Fra tante follie culinarie, giovani in costume tartaro  giravano reggendo brocche d'oro dalle quali mescevano vini con un fluire incessante.
Ad un certo momento, forse poco propizio, ma allora l'etichetta  era una consuetudine un poco sui generis, fu annunciato l'arrivo del Pope. Era  prossima la grande Pasqua russa e il venerando capo della religione ortodossa faceva la questua per i poveri che all'epoca di Caterina costituivano la maggior parte del popolo. Entrò il vecchio, imponente nella sua nera veste e il lungo velo sul pettorale scintillante, reggendo un vassoio, e fece un inchino, poi si accostò alla Zarina che, dopo averlo fulminato con uno sguardo, si tolsa una delle tante spille che l'adornavano e la buttò sul vassoio. Da lì il Pope mosse verso Orlov con un sorriso di circostanza, ma il giovane principe, forse in preda ai furori dello champagne, si rabbuiò e mollò una tremenda sberla sul volto di quel ieratico rompiscatole.
Il Pope non mosse ciglio, disse: " Questo è per me, mio principe, ma per i poveri cosa date? ". Al che Orlov, certamente colpito da quella verità espressa con tanta sicurezza, si tolse un prezioso anello e lo gettò sul vassoio. Fu il segnale poichè nel vasoio caddero gioielli di ogni genere, in una gara stravagante che tramutò la questua pasquale nel recupero di un tesoro. Dopodichè il Pope si in chinò e uscì. Andava verso i poveri i quali però non si seppe mai se poterono godere di simile avventura da mille e una notte. I turchi erano annichiliti e il pranzo continuò. 
Come giunsero i vini dolci e aromatici per la digestione di quel pò pò di cena, giunse anche l'ambasciatore di Francia, che si prosternò sollecitando alla Zarina un colloquio importantissimo per le notizie drammatiche che giungevano dalla Francia. Quindi...quindi Caterina di Russia, vigile e veloce nel captare le situazioni, si alzò, fece cenno a tutti perchè restassero fermi e si accinse ad uscire per ....questioni urgentissime. Afferrò lo scettro e....l'ambasciatore di Francia allargò tanto d'occhi: l'Imperatrice di tutte le Russie stringeva in pugno un grosso osso spolpato! E lo scettro? Si svolse una scena tra il drammatico ed il grottesco  (scena che fu ripresa in un famoso film  di Sternberg con la Dietrich: " l'Imperatrice rossa " ): tutti quanti, nobili e camerieri, ambasciatori e coppieri, si misero a frugare nel suntuoso disordine di quella immensa tavolata per cercare il prezioso scettro.  Niente! Era scomparso. Sua Maestà era furibonda: Dalli e dalli, finalmente giunse un lacchè con lo scettro scintillante su un cuscino.
Era finito, spiegò il giovane, nelle cucine imperiali tra i rifiuti delle innumerevoli portate. Caterina, buon per tutti, sorrise, alzò lo scettro, si volse agli ambasciatori turchi e francese ed esclamò : "Quanto è vano il nostro potere se esso può finire nella spazzatura!" .  Dopodichè uscì, reggendo il prezioso bastone del comando .

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