le vicende........la storia

Beniamino Heinze nasce da una famiglia borghese residente nella periferia di Riga nel 1855.
Il padre Erasmo pratica la professione di accordatore di pianoforti, mentre il fratello Leopoldo, poi ricordato affettuosamente come "lo zio", figura importante nella formazione di Beniamino, è un affermato commerciante di strumenti musicali.
Per non rendere troppo lunga questa biografia, che deve essere forzatamente essenziale per lasciare ad altri spazi un doveroso approfondimento, ricordiamo che Beniamino studia nei più esclusivi collegi della capitale, collegi dove resta vivo il contrasto tra l’anima cattolica della tradizione lituana e della vicina Polonia, e il protestantesimo residuo dalla dominazione svedese.
Beniamino cresce in questo clima contraddittorio che sarà successivamente un lievito importante per il suo pensiero. Lo zio Leopoldo, quando gli impegni scolastici lo consentono, porta con se il giovane nei suoi viaggi in Italia, dove compra violini e strumenti ad arco, in Francia,per l’acquisto di pregiati clavicembali molto ricercati nelle corti dell’est, e nell’area germanica, dove ha acquisito la rappresentanza di importanti marche di pianoforti.
Durante uno di questi viaggi, in compagnia dello zio Leopoldo, il nostro Beniamino, che ormai ha 26 anni, assiste ad un evento artistico che sarà essenziale nel resto della sua vita.
Nel Teatro dell’ Opera di Brema assiste alla rappresentazione di un balletto che attira e fa discutere il pubblico di tutta Europa.
Tratto da una novella finnica si rappresenta “ Il sogno della mela scomparsa”.
Heinze rimane folgorato dalla bravura e dalle grazie della prima ballerina Kolette Theinmann.
Kolette lascia la carriera e segue, con devoto amore, quel giovane per tutto il resto della vita.
Al ritorno, con la nomina ad insegnate di filosofia alla Scuola Superiore di Umanistica, incomincia il vero percorso del pensiero di Beniamino ma questo spazio, come accennavo prima, troverà altrove ,in questa comunità, la giusta collocazione
Il solido rapporto con Kolette vive una profonda crisi nel 1903 quando, ironia del destino, Heinze assiste a Riga alla rappresentazione di una compagnia di ballo svedese, la famosissima e idolatrata Selakkiedo Noladò interpreta il balletto del momento “ Il ratto dell’anguria del Re”, futile storia costruita sull’onda dell’esotismo imperante nell' epoca.
Con Selakkiedo inizia una tormentata storia a cui la sposa di Beniamino assiste in disparte con dolorosa e rassegnata dignità, restando sempre lei, Kolette Theinmann, ad attendere il ritorno del Maestro. In tutto questo periodo si inserisce la nota disputa con i "Saggi della Scuola di Riga" ma, ripeto ancora, su questo è giusto che il sano e costruttivo dibattito che auspico, sappia portare la giusta luce su questo tema cosi’ complesso e controverso. La fine di Heinze è futile e incredibile, anzi, lo sarebbe per un uomo normale, figuriamoci per una figura come la sua.
E' una dolce mattina di settembre, e Beniamino, come spesso gli accade di fare, osserva il movimentato andare e venire di carri al mercato della frutta, forse affascinato da quelle semplici faccende, quando un pesante carro di angurie sbanda scaricando in modo mortale, su uno dei più grandi pensatori del secolo, il suo succoso e letale carico.
E’ davvero strano come l’anguria rappresenti nella sua vita i due momenti topici, prima il rinnego dei suoi ferrei principi morali, con l’esperienza con la bella Selakkiedo (l'anguria compare nel titolo e nella vicenda del balletto), e poi la sua fine, come se il destino avesse usato lo stesso strumento per la perdizione e la punizione.